La dama di Leonardo by Diane A. S. Stuckart

La dama di Leonardo by Diane A. S. Stuckart

autore:Diane A. S. Stuckart [Stuckart, Diane A. S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, Mystery & Detective
ISBN: 9788850227921
editore: Narrativa Nord
pubblicato: 2010-01-01T23:00:00+00:00


11. LA FORZA.

«Arco non è altro che una fortezza causata da due debolezze.»

Leonardo da Vinci, Codice Atlantico.

Più tardi, quel pomeriggio, il piccolo segugio e io fummo svegliati dalla contessa e da Està; quest'ultima reggeva un grande vassoio. Caterina mi concesse qualche minuto perché mi rendessi presentabile, poi fece entrare il cerusico di corte.

Qualunque timore che il medico mi riconoscesse fu prontamente placato, dal momento che mi degnò a malapena di uno sguardo. In compenso, diede un'occhiata superficiale alla mia ferita, accompagnata da osservazioni pungenti a proposito delle donne che pensavano di poter praticare la medicina. Dopo avere dichiarato che sarei sopravvissuta, mi lasciò un tonico che aveva un odore e un gusto sospettosamente simili al vino verdognolo che avevamo ritrovato accanto al cadavere di Lidia. Insistette per farmene bere metà sotto i suoi occhi; poi, dopo avermi ordinato di tenere la ferita coperta perché non s'infettasse a contatto con l'aria malsana, si congedò.

«Secondo me, Lidia s'intendeva di guarigioni più di quell'uomo», mormorò Està, mentre Caterina scortava regalmente il medico alla porta. Poi scoperchiò il vassoio, stracolmo di prelibatezze solitamente riservate ai nobili: fette di manzo, un uccellino arrostito, formaggi, vari tipi di pane, una ciotola di dolcetti.

Il dolore al braccio e un altro calice di vino mi avevano provocato una leggera nausea, quindi approfittai solo frugalmente del lauto banchetto, di cui fui comunque riconoscente. Pio, al contrario, inghiottì felicemente due belle fette di carne e un grosso tozzo di formaggio, prima di lasciarsi cadere di nuovo sul cuscino; era decisamente sazio, a giudicare dal pancino sporgente.

«Està, devi aiutarmi a finire tutta questa roba», gemetti, mentre mi lasciavo cadere sul letto, indicandole il vassoio ancora pieno. Poi, mossa da un impeto di generosità, aggiunsi: «Dai qualcosa anche a Isabella e a Rosetta… se alla contessa non dispiace, naturalmente».

«Non glielo dirò», disse Està, con un'espressione accigliata e confusa. «Ma perché tanta gentilezza nei confronti di quelle due, dopo quello che è successo?»

«In realtà non è stata colpa loro, se quel cane ci ha aggrediti. E non posso biasimarle, se non sono intervenute per lo spavento. Ho avuto paura anch'io.»

«Be', basta con quel tonico, devi averne bevuto troppo.» Mi tolse dalle mani la boccetta ancora piena a metà e la posò dove non avrei potuto raggiungerla. Tuttavia nel suo tono colsi una punta di approvazione, anche se riluttante, e capii che avrebbe condiviso il pasto con le gemelle.

Mi assopii ancora e riposai un pochino. Quando mi svegliai era buio, e qualcuno aveva acceso le candele.

Poco dopo arrivò Caterina, accompagnata dalle tre domestiche. Mi rivolse un sorriso soddisfatto e venne a sedersi accanto a me. «Mi sembra che tu stia molto meglio, Delfina. Come va il braccio?»

«Temo che sia ancora un po' dolorante, contessa» ammisi, sollevandolo con una smorfia. «Ma sono certa che domattina starò molto meglio.» In quel momento ricordai dove mi trovavo, mi guardai intorno con aria colpevole e, con qualche difficoltà, mi tirai su a sedere. «Si sta facendo tardi. Sarà meglio che torni nei miei alloggi, così riavrete il vostro letto.



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